Friend&Family: quanto è importante avere un buon Capo clan?

articolo a cura di: Elettra (Lara)

Come ogni famiglia che si rispetti, c’è sempre una figura maschile o femminile che, che nel bene o nel male, si ” impone” e si mette a comando degli altri componenti del gruppo.

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La stessa cosa avviene in Clash of Clan: ebbene si, esiste un capo anche qui, ma a differenza di quello che abbiamo nella vita reale, che dolenti o piacenti ce lo dobbiamo far andar bene (e mi riferisco a chi come me lavora, ma lo si può estendere ai genitori e agli insegnati dei tanti giovani che si dilettano su clash), nel gioco possiamo scegliere e meglio ancora, abbiamo la possibilità di cambiare7 clan con estrema facilità e trovare così il capo che meglio si avvicina di più al nostro modo di vedere il gioco.

Premettendo che non amo stare a lungo nello stesso clan, nel mio essere “zingara” ho avuto modo di conoscere diverse realtà e sono venuta a contatto di tipologie di gestione del clan, che se per certi aspetti erano simili, la differenza in realtà è data proprio dalla figura del capo.

Il ruolo del capo non è propriamente facile, perché deve essere l’anima del clan e deve quindi dimostrare di essere all’altezza del suo compito. Deve socializzare coi suoi membri e saperli ascoltare per prendere decisioni.
Deve dare il buon esempio ed essere lui il primo a rispettare le regole che ha stabilito e che in parte sono incluse nella descrizione del clan. Decide chi promuovere o espellere, da consigli e si prodiga per il bene del suo clan.

Caratteristiche più o meno comuni che ho trovato nei diversi clan che ho girato. Tra i vari capi che ho incontrato c’è qualcuno che magari la socializzazione l’ha interpretata in modo troppo “personale”, chi invece era troppo autoritario ed esigente, chi in realtà per impegni di lavoro era troppo assente e delegava ai co-capi che facevano di testa loro senza seguire indicazioni date.

Altri, che con il loro “magnetismo” sanno organizzare e gestire le war e portano il gruppo alla vittoria, ma anche alla sconfitta con il “sorriso” infondendo comunque positività. Altri che bastonano “verbalmente” o espellono per truppe donate sbagliate o per il semplice fatto di non aver “tristellato” l’avversario perché semplicemente più forte.
E’ difficile trovare un capo “ad hoc”, quello che ognuno di noi vorrebbe avere: il gioco diventa convivenza reciproca e alla fine, non solo con lui, ma anche con gli altri membri, dove il solo fine è quello di far crescere in modo “sano” ed equilibrato il clan, proprio come ci si aspetterebbe da una famiglia allargata, dove ognuno porta il proprio contributo con umiltà e determinazione (o almeno dovrebbe) .